A che punto è il DAB

I risultati dall’ultimo rapporto della EBU.  Oltre 1500 radio (1566) sono trasmesse in tecnologia digitale (Dab e/o DAB+). Di queste:

 

Sono queste le maggiori risultanze del Rapporto Digital Radio 2019 appena pubblicato dalll’Unione Europea delle Radiotelevisioni -UER (EBU, nell’acronimo inglese) e che si riferiscono al gennaio 2019. Il monitoraggio, giunto alla quarta edizione, mappa 31 mercati/30 Paesi del perimetro EBU (i 28 UE con alcune esclusioni – fra cui Portogallo, Lussemburgo, alcuni Paesi dell’area ex jugoslava, e l’aggiunta di Turchia, Algeria e Tunisia, si v. mappa). Il rapporto divide i Paesi in quattro categorie –digital leaders, embracers, newbies, wait-and see (leader, innovatori, nuovi adepti, attendisti) – in base allo stato dell’arte dell’adozione del DAB/DAB+. L’adozione è misurata sulla base di una serie di parametri quali: offerta, copertura, adozione dei terminali, ascolti, step implementativi. L’Italia risulta fra gli “embracers” dai tempi della migrazione dal DAB al DAB+ effettuata nella zona di Bolzano (gen. 2017).

La tecnologia DAB+ è prerogativa ormai dell’82% delle emittenti (1278), con il DAB, ormai obsoleto in fase di dismissione, rimasta tecnologia di trasmissione esclusiva sono il Romania, mentre Irlanda, Spagna, Svezia e Regno Unito hanno il simulcast ( DAB/DAB+). Il Regno Unito da solo pesa per l’86% delle stazioni che trasmettono ancora in DAB (ma la dismissione del DAB appare rapida, sono 100 le radio acquisite al DAB+ dall’introduzione in UK nel 2016).

Il rapporto approfondisce anche la ripartizione dei generi all’interno delle emittenti pubbliche (associati di riferimento dell’Associazione), dove primo genere è il generalista (37%, seguito dalla musica, 33%). Le radio che non possono essere riportate all’emittenza pubblica o commerciale sono il terreno di sperimentazione dei nuovi generi.

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